Massimo Bochicchio, debiti, polizza vita, eredità: si cercano i soldi all'estero, per i creditori poche chance
Oltre a quello sulla morte di Massimo Bochicchio, c'è un altro giallo che tiene banco: riusciranno i clienti vip che il broker romano avrebbe truffato per milioni di euro a recuperare i loro risparmi? La Procura di Roma ha in corso una serie di rogatorie all'estero, per cercare di individuare capitali eventualmente nascosti dal broker in vari paradisi fiscali. Seguire la pista dei soldi potrebbe essere utile anche a chiarire le cause del tragico incidente in cui il 56enne domenica ha perso la vita andando a schiantarsi con la sua moto contro il muro di cinta dell'aeroporto dell'Urbe di via Salaria, nella periferia a nord della Capitale, fino a diventare una torcia umana. Considerato che non ci sono altri veicoli coinvolti, il pm Andrea Cusani ha aperto un'indagine per istigazione al suicidio. La tesi più accreditata dagli inquirenti è quella di un improvviso malore che potrebbe aver colto Bochicchio mentre era in sella alla sua Bmw. Tuttavia, anche se finora non sono stati trovati biglietti d'addio, si sta cercando anche di capire se la vittima avesse ricevuto delle minacce, tali da indurlo a un gesto estremo per mettere magari al sicuro la moglie e i due figli adolescenti da creditori senza scrupoli. L'ipotesi di un suicidio mascherato da incidente stradale potrebbe avere un senso anche nell'ottica di un'eventuale polizza sulla vita da lasciare alla famiglia (gli investigatori stanno infatti verificando se la vittima ne avesse stipulata una). Per riscuoterla e per rientrare in possesso dei beni a lui sequestrati (quadri, orologi, conti correnti), gli eredi dovrebbero però accettare l'eredità e farsi carico anche dei suoi debiti. Basti pensare che, solo presso la società Kidman Asset Management di Londra a lui riconducibile, i suoi clienti romani avevano versato 70 milioni di euro. A questi si aggiungono altri 11 milioni di euro a lui affidati da 6 imprenditori milanesi, accusati di evasione fiscale o bancarotta fraudolenta.
Gli uomini del Nucleo speciale della polizia valutaria della Guardia di Finanza - su delega della Procura - hanno per questo acquisito tablet, cellulare, pc e documenti, tra cui una agenda, del broker. Obiettivo di chi indaga è verificare le comunicazioni e i contatti che il broker ha avuto nelle ore e nei giorni precedenti alla sua morte. Erano tante, infatti, le persone alle quali doveva restituire dei soldi: alcune di loro sono venute allo scoperto, denunciandolo per truffa e appropriazione indebita; altre sono rimaste nell'ombra, probabilmente per nascondere l'origine illecita dei capitali che volevano investire. Calciatori, allenatori, ambasciatori e imprenditori avrebbero affidato a Bochicchio almeno 500 milioni con la promessa di rendimenti vantaggiosi, a fronte di un rischio di investimento pari a zero. Peccato che, nel momento in cui i clienti volevano disinvestirli, i soldi non c'erano più.
Ieri, intanto, la VII sezione penale del Tribunale di Roma ha rinviato al 15 settembre l'udienza del processo in cui Bochicchio è imputato per esercizio abusivo di attività di investimento e riciclaggio, in attesa del riconoscimento del cadavere che porterà i giudici a dichiarare l'estinzione del reato «per morte del reo». «È opportuno fugare ogni dubbio sulla dinamica dell'incidente», ha commentato l'avvocato Cesare Placanica, che difende 14 delle 38 parti civili costituite nel processo, tra cui l'attaccante romanista El Shaarawy, l'agente dei calciatori Federico Pastorello, la compagna Leona Koenig, il tecnico del Tottenham Antonio Conte e l'ambasciatore italiano a Londra Raffaele Trombetta. Il legale ieri ha anche depositato al collegio un'indagine difensiva: Bochicchio avrebbe mentito quando, per rassicurare i clienti, aveva detto di aver contattato la piattaforma Interactive brokers per disinvestire i capitali investiti. Oltre al processo in corso, seguito alla misura cautelare degli arresti domiciliari dello scorso novembre, il 56enne era indagato dalla Procura capitolina anche per truffa e appropriazione indebita. «Non si deve strumentalizzare la morte di una persona costruendo un film su qualcosa che non esiste», ha tagliato corto l'avvocato Gianluca Tognozzi, difensore della vittima.
Furti negli appartamenti a Milano: arrestati quattro albanesi. Erano il terrore dei residenti
La polizia ha arrestato quattro uomini, cittadini albanesi, attivi nei furti in appartamento a Milano e nell'hinterland. Le indagini sono iniziate dal ritrovamento di un'auto di grossa cilindrata, rubata e utilizzata dal gruppo per commettere i furti e fuggire, applicando di volta in volta targhe diverse rubate ad altre auto.
Oltre 30 rapine nelle sale slot in autostrada: presa la banda delle spaccate. Ecco chi sono
I servizi di osservazione e pedinamento, la visione di telecamere dei sistemi di videosorveglianza e le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno permesso agli investigatori della squadra mobile di individuare altre auto utilizzate dal gruppo e raccogliere elementi sulla responsabilità del gruppo per quattro furti in appartamenti commessi la scorsa settimana, svaligiati calandosi dai tetti.
Tre cittadini albanesi di 22, 28 e 37 anni sono stati rintracciati all'interno di un'abitazione a Rodano, in provincia di Milano, mentre il quarto presunto componente della banda, un 27enne, è stato rintracciato in zona Niguarda a Milano. A carico dell'uomo, che ha opposto resistenza tentando la fuga, è emerso un provvedimento cautelare emesso dalla Procura di Monza per tentato omicidio, conseguente a una rapina in abitazione commessa a luglio 2021.
In un'auto usata dal gruppo è stata trovata una pistola utilizzata per minacciare le vittime e sono stati sequestrati chiavi di autovetture, soldi contanti, monili ed orologi. Nel corso del servizio sono stati controllati altri tre cittadini albanesi che viaggiavano a bordo di un'altra delle auto utilizzate. I tre, con precedenti, sono stati trovati in possesso di circa 10mila euro in contanti e nell'abitazione di uno di loro sono stati trovati 70 grammi di hashish. L'uomo è stato arrestato.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 29 Giugno 2022, 12:25
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Bonus edilizi mai eseguiti, maxi-truffa: la Finanza sequestra 772 milioni in Campania
Una maxi truffa. Un sequestro di crediti derivanti da bonus edilizi e di locazione per oltre 772 milioni di euro è stato eseguito dalla Guardia di Finanza di Frattamaggiore (Napoli) nell'ambito di indagini coordinate dalla Procura di Napoli Nord. I crediti oggetto del sequestro disposto dall'ordinanza del gip di Napoli Nord sono vantati da 143 soggetti, tra persone fisiche e giuridiche, rispettivamente residenti o aventi sede per la maggior parte tra le province di Napoli e Caserta. Tra questi, figurano molti percettori di reddito di cittadinanza, oltre il 70% dei responsabili, ma anche parcheggiatori abusivi, persone segnalate per contiguità con la camorra e, in un caso, un detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Si tratta della prosecuzione di indagini sulla circolazione di crediti per lavori di ristrutturazione e di efficientamento energetico e per canoni di locazione, previsti dal decreto Rilancio, che lo scorso marzo hanno portato al sequestro di circa 108 milioni di euro nei confronti di due fratelli imprenditori residenti a Vallo della Lucania (Salerno).
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Gli approfondimenti compiuti sulle negoziazioni dei due imprenditori hanno consentito di individuare un'ulteriore numerosa platea di cessionari, i cui crediti derivavano da lavori edili e locazioni immobiliari in realtà inesistenti. I cessionari avevano comunicato all'Agenzia delle Entrate la disponibilità di crediti per svariati milioni di euro ricevuti a fronte di lavori di ristrutturazione in realtà mai eseguiti. Tra i casi oggetto dell'indagine spicca quello di un detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere che avrebbe ricevuto lavori di ristrutturazione per oltre 34 milioni di euro e, al contempo, ne avrebbe eseguito egli stesso per oltre 30 milioni di euro, il tutto mentre era detenuto. La somma oggetto del sequestro comprende i crediti ceduti a Poste Italiane ai fini della loro negoziazione, nella misura di decine di milioni di euro, in base a una quantificazione tuttora in corso. La Procura di Napoli Nord, guidata dal procuratore Maria Antonietta Troncone, ha quindi ottenuto dal gip il sequestro preventivo di crediti per un importo complessivo pari a 772.400.276 euro, al fine di impedire, mediante la possibile cessione a istituti finanziari, l'indebita erogazione di risorse pubbliche.
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